SOL LEWITT e MIMMO PALADINO “XXIV ANDAMENTI”

01/04/2020

GNAM – Galleria Nazionale di Arte Moderna, Roma

6 ottobre – 5 dicembre 2004

L’esposizione XXIV Andamenti: Sol LeWitt-Mimmo Paladino è il risultato di un incontro tra i due artisti a Roma nel 2002 e della loro collaborazione. Si tratta di ventiquattro opere su carta prodotte a quattro mani, con il compito per ciascuno di intervenire solo su metà della superficie a disposizione, e poi scambiate e finite dall’altro artista.

Ad esempio i fogli iniziati da LeWitt nella sua casa nel Connecticut sono stati rigorosamente divisi in maniera orizzontale o verticale mentre quelli iniziati in Italia da Paladino sono stati riempiti con più casualità. Le opere di Paladino (Paduli-Benevento 1948) – uno dei principali artisti italiani contemporanei – si possono trovare nei più importanti musei e gallerie del mondo. Come molti pittori e scultori prima di lui, De Chirico, Marini, Sironi e Carrà, Paladino entra in intimo dialogo con la grande eredità artistica italiana senza cadere però nell’anacronismo. La sensazione di ‘arcaismo’ di molte delle sue opere fa riferimento alla metafisica immaginazione di Carlo Carrà, a sua volta fortemente influenzata dai primitivi italiani e dall’arte del Rinascimento. LeWitt (Hartford-Connecticut 1928) è un importante artista, grafico e scultore, tra i principali esponenti del Minimalismo, noto soprattutto per le sue ‘Strutture’ – complesse costruzioni basate sulla ripetitività di forme geometriche elementari, alla ricerca di essenzialità tesa alla scoperta del significato autentico degli oggetti. LeWitt è stato anche uno dei pionieri dell’arte concettuale, convinto che “l’idea (…) è il principale aspetto” del suo lavoro. Le sue opere sono conservate in molti musei del mondo e sono state esposte per la prima volta in una retrospettiva nel 1978 al Moma di New York, e più recentemente al museo di San Francisco. L’alleanza tra i due artisti si presentava particolarmente difficile poiché il loro lavoro è diametralmente opposto, tanto che in uno studio del 1994 Norman Rosenthal identificava Paladino come uno dei pittori che reagisce al “reductivism” dell’arte del tardo XX secolo – fortemente caratterizzato dall’operare di LeWitt – attraverso un “nuovo appassionato ed espressivo coinvolgimento con pitture e sculture” Queste opere sono quindi una vera e propria sfida, e benché il lavoro degli artisti derivi da due prospettive e processi lavorativi radicalmente differenti, questi si congiungono in modo armonioso e la reciproca influenza è chiaramente visibile già nelle rigide forme geometriche del pittore americano temperate dall’uso di ricchi rossi e blu e da sinuose e flessuose linee, mentre le liriche immagini di Paladino frequentemente diventano fragili angolazioni tipiche del lavoro di Klee. Le opere non sono semplicemente il punto di incontro di due maniere diverse di concepire un momento creativo, ma diventano pur nel contrasto dei segni un qualcosa di imprevisto e di unico. L’esposizione, dopo essere stata presso la Estorick Collection di Londra, dal 28 aprile al 13 giugno 2004, viene presentata in Italia alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna in collaborazione con l’Associazione Culturale Valentina Bonomo, ed è corredata da un catalogo nel quale la riproduzione delle gouache è accompagnata da versi poetici di Bruno Corà.

 
OPERE