BRIAN ENO “LIGHT MUSIC”

02/04/2020

Castello Svevo di Trani

15 maggio – 30 ottobre 2017

SPAZI BIANCHI PER SUONI E IMMAGINI
testo di Valentina Bonomo

L’attenzione verso l’opera di Eno è parte integrante della mia generazione.
Ho conosciuto il lavoro di Brian Eno negli anni Settanta quando, già da molto giovane, ho avuto l’opportunità di frequentare mostre internazionali, ma il primo incontro con Brian è avvenuto nel 2008, in occasione della mostra Opera per l’Ara Pacis a roma. Il progetto associava l’opera visiva di Mimmo Paladino all’elaborazione sonora di Brian Eno. Da questa sua opera romana in uno spazio istituzionale ha avuto inizio una collaborazione che ci ha portato fino a Trani. Gli spazi monumentali e le bianche superfici del Castello Svevo di Trani si sono offerte come luogo ideale per la realizzazione del progetto sonoro e visivo Light Music, specificatamente concepito per la sala del trono. L’idea di associare due elementi apparentemente distanti, come il Castello medievale e le opere di Brian Eno, è nata dall’incontro con Lorenzo zichichi che con il suo entusiasmo e la sua professionalità ha immediatamente messo in cantiere la proposta, realizzata in tempi record.
La presenza di una personalità poliedrica come quella di Brian Eno, in un luogo antico e suggestivo come il Castello Svevo, mette a confronto il fascino della storia con una progettualità il cui obiettivo è quello di indagare il futuro anticipandone le tendenze del linguaggio.
Brian Eno usa la percezione come via per la conoscenza, uno stato di consapevolezza naturale in cui è impossibile farsi sopraffare dal giudizio critico, per lasciarsi andare, staccandosi dal ritmo incessante della quotidianità e dal continuo conflitto fra istinto e razionalità.
Le sensazioni che si percepiscono attraverso il suono e la luce che avvolgono lo spettatore, fondono musica e immagine e creano veri e propri paesaggi sonori in cui immergersi.
La suggestiva sala del trono ospita due tipologie di lavori recenti: i Light Boxes e gli Speaker Flowers. Inoltre l’ambiente è immerso in un’atmosfera modulata sia dal suono che dalla luce filtrata attraverso l’uso di gelatine colorate, blu e ocra, disposte sui vetri delle finestre medievali.
I Light Boxes sono strutture quadrangolari sulle quali la luce cambia direzione e intensità rivelando infinite e irripetibili combinazioni di seducenti giochi di ombre e colori autogenerati. Attraverso la sovrapposizione e la conseguente “dissolvenza incrociata” di luci colorate, ogni opera elimina tutti i legami temporali creando spazi ovattati e sconfinati. Gli Speaker Flowers, fiori costituiti da minuscoli diffusori del suono montati su lunghi steli metallici, oscillano in base al suono che emettono. Ogni elemento emette una composizione musicale differente, il cui suono, combinandosi in modi sempre diversi, proietta l’ascoltatore in una sorta di atmosfera idealizzata. Lo spettatore senza alcuno sforzo si immerge e si abbandona in modo da fluttuare alla deriva nello spazio etereo dell’installazione. Durante l’allestimento, quando l’installazione sembrava conclusa e la sala, ai miei occhi, aveva un aspetto perfetto, il giorno dell’inaugurazione, Brian Eno mi ha sorpreso aggiungendo alla mostra dei grandi ciottoli raccolti sulla spiaggia immediatamente sotto il Castello, poi disposti sul pavimento fra lo spettatore e i Light Boxes. è sorprendente come questo semplice gesto abbia riportato l’attenzione sul luogo del lavoro, rendendo omaggio alla città di Trani. Aver realizzato un progetto con Brian Eno è stata un’opportunità preziosa. Mi fa piacere ricordare con gratitudine la valida e insostituibile equipe formata da Dominic norman-Taylor, José Smith e Juan J. Arzubialde, assistenti capaci di predisporre e calibrare tutto il lavoro in modo tale che l’artista si è poi trovato nelle migliori condizioni sia tecniche che umane per poter concentrarsi sulla realizzazione del progetto.

video mostra (audio ON)